Cos’è la biodiversità
Il termine biodiversità deriva dal greco bios, vita, e dal latino diversitas che significa appunto differenza, varietà. La biodiversità è quindi la molteplicità delle forme di vita presenti sulla Terra, la varietà cioè di animali, piante, funghi e microorganismi che, in relazione tra loro, creano un equilibrio fondamentale per il nostro Pianeta. Per questo motivo, la biodiversità è indispensabile nel garantire all’umanità le condizioni e le risorse – come alimenti e acqua pulita – imprescindibili alla sua sopravvivenza. Parliamo quindi della variabilità biologica di geni, il numero di specie, le loro variazioni genetiche e l’interazione di queste forme viventi all’interno di ecosistemi complessi. La scienza ce ne ha descritte quasi due milioni, ma il valore di quelle stimate oscilla tra i quattro e gli oltre cento milioni. Queste sono appunto delle stime, quindi incomplete perché nuove specie vengono scoperte aggiungendosi al totale anche grazie alle tecnologie molecolari.
La situazione attuale
Da un rapporto edito lo scorso anno dalla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, sono emersi preoccupanti dati sullo stato della biodiversità mondiale. È infatti in progressivo impoverimento, con importanti rischi per il futuro dei nostri alimenti, dei mezzi di sussistenza, dell’ambiente e quindi della salute umana. Una volta perduta, avverte il rapporto, la biodiversità alimentare e agricola – cioè tutte le specie che supportano i nostri sistemi alimentari – non può essere infatti recuperata. Emerge, ad esempio, che il 24% di quasi 4’000 specie di cibo selvatico (soprattutto piante, pesci e mammiferi) sta diminuendo in 91 Paesi. A rischio uccelli, pipistrelli e insetti che aiutano a controllare i parassiti e le malattie, ma anche gli impollinatori selvatici, come api, farfalle, pipistrelli.
Il campanello di allarme suona anche per foreste, pascoli, mangrovie, barriere coralline e zone umide in generale, ecosistemi che hanno un ruolo fondamentale nell’agricoltura. Sarebbe dunque necessario prendere di petto la situazione e iniziare ad attuare azioni chiare e concrete, certamente a livello nazionale o sovranazionale, ma anche e soprattutto all’interno delle nostre comunità, il perno di quella società di cui ciascuno di noi, singolarmente, è chiamato a prendersi cura, dando il suo piccolo contributo per preservarla e tramandarla alle prossime generazioni. Ecco allora l’importanza di adottare quelle misure necessarie, soprattutto ora, in vista dell’inverno, a proteggere adeguatamente piante e vegetali in generale, che, esposti alle rigide temperature dei prossimi mesi, potrebbero subire danni anche irreversibili. Dunque attenzione a mettere in campo quei piccoli accorgimenti necessari a tutelare e promuovere la biodiversità, aiutando lo svernamento di alcune specie.
Alcuni suggerimenti
Per quanto riguarda fiori e piante sappiamo bene che alcuni temono il gelo, soprattutto quando intenso e prolungato. Per cui è bene intervenire con ripari, anche semplici, come materiale plastico impermeabile, ma non troppo spesso, da utilizzare per avvolgere la chioma della pianta evitando così che si raffreddi eccessivamente e riceva l’acqua delle intemperie. Una buona soluzione è l’agritessuto, detto anche “tessuto non tessuto”, una fibra sintetica non molto pesante realizzata in polimeri di propilene o poliestere dalla consistenza leggera, ottimo isolante-traspirante che impedisce la formazione di pericolose condense, permettendo alla luce solare di raggiungere il vegetale. Anche cannicciati di bambù o stuoie di fibra naturale sono egregi ripari contro il vento, che può essere temperato – per esempio nel caso delle palme – legando strettamente la pianta con stuoie, in modo tale che l’aria fredda non penetri tra le fronde.
Naturalmente, in caso di freddo pungente, le piante possono essere ritirate in ambienti coperti e al chiuso, ma ricordiamo anche che nei giardini o sui terrazzi e balconi, se ben sistemate e protette, diventano inestimabile riparo e fonte di alimentazione anche per i piccoli volatili. Con l’inverno gli insetti, per esempio, non scompaiono, ma semplicemente cambiano abitudini, adattandosi alle temperature più rigide. Per alcuni è il momento di deporre le uova, altri cercano riparo in luoghi caldi, ciascuno ha la propria strategia di sopravvivenza: le coccinelle affrontano il freddo raggruppandosi in gran numero sotto le rocce o tra la fitta vegetazione; le farfalle trascorrono l’inverno avvolte nella crisalide; le api, geniali, quando le temperature si irrigidiscono, si agglomerano invece nel cuore dell’alveare al cui centro si posiziona l’ape regina, mentre le operaie contraggono i muscoli del torace, rilasciando energia sotto forma di calore che produce nell’arnia una tempera-tura interna stabile intorno ai 24 °C.
Poi ci sono le zanzare che cadono in una sorta di letargo, i moscerini che cercano posti caldi e le formiche impegnate a far provviste già dall’autunno. Senza dimenticare i tanti uccelli selvatici che popolano i nostri giardini in inverno. Non ci sono ovviamente le rondini, i cuculi e gli usignoli, specie insettivore che, per sopravvivere, emigrano in Africa. Da noi rimangono invece quelli che meglio sanno adattarsi o che arrivano dai freddi Paesi del Nord Europa, attirati dal clima più mite. Il merlo, con il becco giallo-arancio e il piumaggio nero, il pettirosso, inconfondibile per il caratteristico petto di colore arancio, e la capinera dal manto grigio, sono forse i più conosciuti e i più facili da distinguere; d’inverno si nutrono di briciole dolci, per questo accettano tranquillamente gli avanzi del panettone, i biscotti, la frutta fresca.
Poi ci sono il picchio muratore e la cinciallegra con le ali blu-cobalto e le parti inferiori giallastre, insettivori d’estate ma golosi di pinoli sgusciati, frutta, come spicchi di mele o pere, ma anche noci, nocciole e semi di girasole tritati. Apprezzati, questi ultimi, insieme a canapa, avena, miglio, frumento e mais spezzato, anche da fringuelli e cardellini. Il piatto è ghiotto ma non sempre ricco: da parte nostra possiamo tuttavia contribuire predisponendo nidi artificiali o mangiatoie che vanno approvvigionate regolarmente ma senza riempirle con quantità eccessive, posizionandole sui tronchi degli alberi, magari in punti abbastanza alti. Senza coprire troppo quegli arbusti prettamente invernali, quindi resistenti alle basse temperature, le cui bacche sono molto apprezzate dai nostri piccoli volatili.
Ecco allora l’importanza di creare nidi, ripari e tane anche tra cataste di legna, beole, lastre di ardesia, mattoni o coppi dei tetti, ambienti sicuri e protetti dove anche gli insetti possono ripararsi fino alla nuova stagione, quando il sole tornerà a splendere e scaldare l’aria, favorendo la rinascita vegetativa e della vita animale, nostra sicura alleata.
Preservare dunque la biodiversità, avere cura di piante, alberi, insetti e piccoli volatili durante l’inverno, è segno di attenzione per la natura, che in primavera ci ringrazierà non soltanto con un’esplosione di colori e profumi, ma anche con la ripresa di un nuovo stupendo ciclo stagionale. Di cui siamo appieno protagonisti.